Diario di un'italiana d'Africa

Coppie miste. Immigrazione. Islam…effetti collaterali!

Archivio per il giorno “luglio 16, 2011”

La nostra guerra santa

“Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. Se accetta la pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e ti servirà. Ma se non vuol far pace con te e vorrà la guerra, allora l’assedierai. Quando il Signore tuo Dio l’avrà data nelle tue mani, ne colpirai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e quanto sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda; mangerai il bottino dei tuoi nemici, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni.” Il Corano che incita alla guerra santa? Un passo della Bibbia, Vecchio Testamento. Eppure l’invadenza dell’Islam ci sembra unica e insopportabile. Guerra santa. Jihad. Scontro di culture. Maschilismo sfrenato e ossessivo. Odio verso l’occidente. Arroganza e violenza. Donne condannate a subire impotenti le usanze, i costumi, le tradizioni, le regole religiose che le rendono schiave dei loro padroni. I maschi. Non c’è reciprocità, non c’è complicità, sguardi spenti, due passi indietro. Testa china e cuore sanguinante. Fecondate nel silenzio della loro solitudine, ogni volta che la natura lo permette. Emarginate per il loro stato impuro. Lapidazioni e acido. Cinque preghiere. Digiuno. Fanatici. Imam e terroristi. C’è differenza? Ci hanno raccontato tutto e finché questo abominio rimane tra loro ci limitiamo a disprezzarli e temerli. Siamo democratici, noi. La libertà è di tutti. Ognuno è libero di professare il proprio culto. Già. Chissà perché, però, il destino di alcune nazioni ci interessa più di quello di altre. Siamo pronti ad intervenire con “guerre di pace” per garantire la democrazia di un popolo che chiede aiuto. Certe voci ci arrivano forti e chiare ma altre…suoni sordi, impercettibili, indecifrabili per le nostre stanche orecchie. Ci convinciamo facilmente della nostra buona fede, della necessità assoluta dei nostri interventi. È talmente facile giustificarli con un nemico talmente spietato. Ebbene. Ho una rivelazione. L’Islam non c’entra. Tutto ciò che spesso si fa rientrare in questo nome è altro. Tradizione. Cultura. Ignoranza. Violenza ingiustificata. Interpretazione singolare e rigida dei testi sacri. Molti terroristi sono islamici, non tutti gli islamici sono terroristi. L’Italia non dovrebbe sorprendersi. Molti mafiosi e camorristi ostentano una fede e una pratica religiosa a tutti gli effetti invidiabile, tenace, forte. Non credo che si possa, per questo, ritenere che tutti i cattolici siano mafiosi. Tutte banalità. Eppure qualcosa non ci convince. Loro sono così diversi. Non posso fare finta che certe violenze non siano accadute, non accadano ogni giorno, in Italia e altrove. Semplicemente non possiamo tollerare che le si faccia rientrare nelle azioni suggerite dal credo religioso. È falso e ingiusto. E soprattutto non è l’Islam che abita in casa mia. Quello che ho scoperto, ammirato e rispettato. La questione è molto complessa e non priva di trappole e labirinti. Purtroppo le notizie che vengono diffuse in Italia riguardo all’argomento sono spesso riferite solo ad episodi tragici e vergognosi, colpiscono l’opinione pubblica abituandola lentamente ad identificare un popolo, una religione con i ricordi di episodi funesti. L’informazione ufficiale non ci aiuta, siamo indietro, limitati. Chiusi e impauriti. Un marito musulmano non rapirà i nostri figli portandoli in una nazione ostile e inospitale, è successo ma non è la regola. Un marito musulmano non ci costringerà ad indossare il velo. Non saremo segregate. Non saremo picchiate. Rinchiuse. Controllate a vista. Non ci impedirà di lavorare. Non saremo costrette a partorire un numero indefinito di figli. Non dovremo coprire caviglie, polsi, capelli. Quantomeno abbiamo le stesse probabilità che ciò accada con un marito non musulmano. Nessuna difesa. Nessuna giustificazione. Dobbiamo solo aprire gli occhi, analizzare, osservare. È così facile, veloce e comodo ascoltare e condividere quello che tutti sentono, vedono e condividono ma perché non proviamo a dare noi una notizia nuova, autentica, rivoluzionaria? Informazione e sana curiosità, rispetto. Lasciamo crescere la società intorno a noi, scontriamoci piuttosto che scrutarci da lontano. E ancora una volta…coltiviamo dubbi. Avremo certezze.

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